Restauro conservativo delle superfici lapidee del Tempio della Concordia della Valle dei Templi di Agrigento
Il tempio della Concordia è un tempio greco dell’antica città di Akragas, sito nella Valle dei Templi di Agrigento. Costruito su un massiccio basamento destinato a superare i dislivelli del terreno roccioso, è considerato uno degli edifici sacri d’epoca classica più notevoli del mondo greco (440-430 a.C.).
Su un krepidoma di quattro gradini si erge la peristasi di 6×13 colonne, caratterizzate da venti scanalature e armoniosa entasi, sormontata da epistilio, fregio di triglifi e metope e cornice a mutuli. Alla cella, preceduta da pronao in antis, si accede attraverso un gradino. La trasformazione in chiesa cristiana comportò un rovesciamento dell’orientamento antico. Distrutto l’altare d’epoca classica e sistemate negli angoli a est le sacrestie, l’edificio divenne organismo basilicale virtualmente perfetto. Le fosse scavate all’interno e all’esterno della chiesa si riferiscono a sepolture alto-medievali, secondo la consuetudine, collocate in stretto rapporto con la basilica.
L’intervento di restauro conservativo, a seguito di un’attenta campagna diagnostica e mappatura dello stato di conservazione, ha previsto:
- preconsolidamento superficiale della pietra mediante garzatura e impregnazione con silicato d’etile;
- pulitura generalizzata delle superfici eseguita con spazzole, mediante impacchi a base di carbonato d’ammonio, e risciacquo abbondantemente con acqua demineralizzata;
- asportazione manuale delle croste mediante bisturi, impacchi, spazzolini e apparecchiatura microaeroabrasiv aper la rimozione di depositi spessi e aderenti;
- eliminazione della patina biologica mediante disinfestazione;
- eliminazione dei sali solubili con impacchi a base di acqua deionizzata supportata da polpa di cellulosa e garza;
- rimozione vecchie stuccature mediante scalpelli e vibroincisori;
- stuccatura delle parti erose e integrazioni sottosquadro eseguite con malte caratterizzate da una resistenza minore della biocalcarenite, per potersi “sacrificare” al posto della pietra, dovranno infatti proteggerla ma, nel contempo, polverizzarsi lentamente raccogliendo i sali che ora si accumulano in essa;
- sostituzione armature metalliche ossidate con armature in acciaio inox e risarcitura delle integrazioni;
- iniezione e riadesione dei rigonfiamenti e delle parti distaccate mediante iniezioni di malta;
- consolidamento della pietra mediante impacchi in profondità e percolazione continua con prodotto consolidante;
- revisione e rifacimento copertine archeologiche di colore simile alla calcarenite;
- applicazione di idrorepellente non pellicolante effettuata irrorando le superfici dall’alto verso il basso.