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Le foto a colori del grande archeologo Amedeo Maiuri nella “sua” Pompei lo mostrano in una strada della città o sullo scavo dell’atrio di una domus nel corso del 1961, durante gli ultimi mesi  da direttore prima del pensionamento. Foto che da un lato raccontano dell’archeologo onnipresente sul campo, pronto a correre sullo scavo non appena i suoi operai guidati dagli assistenti mettevano alla luce strutture o reperti significativi; dall’altro consentono di leggere nello sguardo dello studioso la consapevolezza di una stagione che si chiude, ma anche il suo straordinario amore e la sua inestinguibile passione per l’archeologia vesuviana. Le foto rientrano nella mostra “Amedeo Maiuri da Rodi a Pompei” che si inaugura domenica 24 gennaio (ore 18) al municipio di Pompei, di fronte al Santuario mariano, con immagini e cimeli dal “Fondo Maiuri” custoditi nel Centro internazionale studi pompeiani dell’Università Suor Orsola Benincasa. Lo ritraggono con il bastone, perché durante la sua azione per mettere in salvo i reperti del museo archeologico nazionale fu colpito durante un’incursione aerea alleata sulla strada tra Pompei e Napoli, fratturandosi una gamba. Maiuri è stato senza dubbio uno dei maggiori archeologi italiani del secolo scorso. Nacque a Veroli, presso Fregelle (Comune di Arce, in provincia di Frosinone), il 7 gennaio del 1886 e morì a Napoli, all’età di 77 anni, il 7 aprile del 1963. Dal 1913 al 1924 fu responsabile della Missione archeologica italiana nell’Egeo. Rientrato in Italia, assunse la carica di direttore del Museo archeologico nazionale di Napoli e degli scavi di Ercolano e Pompei. Produsse oltre trecento pubblicazioni sulle sue attività nell’Egeo, in Italia meridionale e soprattutto nell’area campana. I suoi interessi andavano dalla preistoria al medioevo, dalle antichità greche e romane fino a quelle italiche e italiote. “A soli trentotto anni – ricorda Umberto Pappalardo, direttore del Centro internazionale di studi pompeiani – Amedeo Maiuri assunse la carica di soprintendente alle Antichità della Campania e del Molise. Contemporaneamente assunse la direzione degli scavi di Pompei ed Ercolano che mantenne fino al pensionamento nel 1961. Nel suo ruolo di soprintendente indagò non soltanto gli antichi centri greci e romani della Campania, come Capri, Cuma, Baia, Miseno e Pozzuoli, ma anche gli insediamenti del Lazio meridionale, dell’Irpinia e della Lucania, senza tralasciare la Magna Grecia con Paestum e Velia”. Un archeologo “meridionale”, ma senza dubbio tra i più grandi, se non il sommo studioso di archeologia nell’Italia del XX secolo.


Tag: Maiuri • pompei •
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